Pagina (61/212)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Giustizia di Dio, sarai tu dunque sempre lenta? Il sabato delle tue paghe non verrà dunque mai? Attendiamo. Questo gaudio spropositato non fu minore nelle provincie. Per sei mesi sotto l'incubo di affetti diversi, in preda a mille progetti, nei diversi sensi messe a partito, le provincie subivano il contraccolpo delle passioni di Napoli, come il magnetizzato sente la forza del magnetizzatore. Nazione idrocefala, aveva nella metropoli concentrata tutta la vita. I voti delle provincie erano quelli di Napoli, come quelli di Napoli i suoi polsi febbrili battevano. Però le novelle delle sterili evoluzioni della capitale non giungendo né precise né sollecite, un certo che di vago e di disparato era nelle loro idee. Non che l'istinto le tradisse, ma l'abitudine e l'esperienza sventurata di altri tempi le traviavano. Temevano una decezione di più, una ricrudescenza nei guai della patria. Non pertanto gli uomini di animo nobile si rannodavano ed approntavano le armi ad ogni evento. Fattasi più distinta la situazione di Napoli, dopo le novelle di Sicilia e le manifestazioni, le determinazioni delle provincie assunsero più vigore di colorito. In alcune si giunse fino a modellare un equivoco di guardia nazionale, un club, un comitato di provvidenza. Il malessere cominciava a sgomberare, si fidavano gli uni negli altri, si comunicavano le speranze e le voci che circolavano. Il paesano quando giungeva a saperne un lecco, tripudiava: le donne fecondavano di conforti ogni nobile voto, attaccavano sul petto dei fratelli e degli amanti la benedetta coccarda d'Italia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





Dio Napoli Napoli Napoli Napoli Sicilia Italia