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      In una parola, sentiva ognuno approssimarsi ad un atto solenne della sua vita: malgrado le vigilanze raddoppiate della polizia ed il terrorismo, l'idea immortale della libertà slanciavasi all'aperto dei cieli, come una pianta chiusa nel buio volge i suoi rami verso lo spiracolo di luce che solo le si comparte. Eccessivo, pazzo fu anche nelle provincie il tripudio alla nuova della conquistata costituzione: per tutte le guise fu celebrata. Eppure si diceva, si dice ancora, l'Italia non essere matura alle istituzioni di libertà: Oh! i grandi Isaia dei destini dei popoli!
     
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      18. L'espansione delle idee se era stata più sollecita a Napoli, non era men feconda nelle altre terre d'Italia. Napoli aveva risposta la prima al solenne appello del secolo; ma il Piemonte, la Toscana, Roma, e la grande voce di Lombardia e di Venezia non tardarono a farsi udire. La costituzione di Napoli era stata la lieve scintilla che aveva destato il grande incendio. Tutta la penisola da un capo all'altro subiva da lungo tempo l'azione di una disorganizzazione vitale. Il vecchio abito dell'assolutismo cadeva a brani, ed il bisogno della ricostruzione era universalmente sentito. Usati dal tempo e dalla forza, i principii del diritto pubblico che reggevano Italia, malgrado la trasfusione di sangue cui il congresso di Vienna li aveva sottomessi, non potevano più sostenersi. Lo spirito umano si era alzato in regioni troppo elevate. Inoltre la reazione senza misura dell'indegno Gregorio XVI sarebbe sola bastata a divorarne ogni resto di vigore, e a completarne l'impopolarità e l'anacronismo.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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