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      Carlo Alberto comprese essere nella sua casa l'elemento virtuale della fusione delle genti italiane. Ai suoi disse: "il nostro bivacco è sul Brenner; alla plebe degli altri principuzzi: seguitemi". A costoro ciò suonò male; ed il piemontese fu accagionato di ambizione. Le negoziazioni quindi si ruppero: ma delle altre occulte ne furono invece conchiuse. Allora il papa si risovvenne che era principe cattolico e prete, che era contrario al suo ministero fare la guerra, e che nella Genesi sta scritto io domanderò conto agli uomini della vita degli uomini, al fratello della vita del fratello: e chiunque verserà il sangue umano, il suo sangue sarà versato del pari, perché l'uomo è creato ad imagine di Dio. Allora il gesuita di Toscana s'impegnò di rallentare qualunque entusiasmo nei suoi sudditi, permettendo loro di tutto sperare e nulla fare. Ed il re di Napoli promise che avrebbe fatto sorgere presto un'occasione per richiamare la flotta ed il corpo di armata che il ministero Troya si era affrettato a far partire; e se non avesse potuto rallentarne la marcia ne avrebbe adulterato lo spirito.
      In effetti il ministero, mentre le negoziazioni della federazione pendevano, per dimostrare la sua decisione, aveva senza perder tempo incontanente spedita la flotta nelle acque di Venezia sotto il comando dell'ammiraglio de Cosa, formato un corpo di dodicimila uomini di truppa eccellente, e l'aveva diretta verso Bologna per farla subito entrare in campagna. La scelta del generale in capo della spedizione era stata lungamente discussa.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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