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      E dove essi non bastavano, erano lì gli uomini della plebe più bruta che giungevano come un nugolo di bruchi per raccogliere le briciole loro cadute e tutto distruggere. - Al fuoco! al sacco! viva il re! a morte i liberali! abbasso la costituzione! tali erano i gridi a cui si esilaravano, tali erano gli scopi delle opere loro. Gli uomini rubavano e gittavano dai balconi gli oggetti: le donne raccoglievano e correvano a nasconderli nelle loro casipole, o li vendevano a dei furfanti rigattieri, che per nulla comperavano suppellettili di ricco valore.
     
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      31. I rappresentanti, al rumore continuato della moschetteria e del cannone, non si riscossero, e determinarono aspettare i facinorosi. Essi si erano per qualche tempo lusingati di aver rimosse le difficoltà e composte le discordie. Avevan creduto che per un re, alla vigilia della ruina, vi potesse essere ancora qualche cosa di sacro e di legale. La voce del cannone li riscosse brutalmente. Allora gli estremi vincoli che univano la famiglia de' Borboni al paese si ruppero: le illusioni dei creduli al sistema costituzionale svanirono.
      Il re fu messo al bando della nazione, e considerato come un nemico straniero che veniva ad attaccare la sovranità legittima. Popolo e re si trovarono di fronte in due campi per decidere di una sfida mortale, ancora non soddisfatta, ed in cui uno dei nemici non deve rilevarsi mai più. L'assemblea ritrovò la coscienza di sé, ed assunse tutti gli attribuiti del principato. Fu troppo tardi veramente per avere dei risultati positivi ed esteriori: non importa.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





Borboni