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      In effetti gli ordini per chiamare le guardie nazionali delle città prossime a Napoli si dettero; ma intercettati in gran parte dal governo, i messi furono carcerati, le lettere presentate alla Reggia. I danari erano anche pronti, essendosi i deputati generosamente tassati: ma per andarli a raccogliere nelle differenti case, facendo mestieri percorrere la città, quasi interamente occupata dalle soldatesche, vi si rinunziò, tanto più che sembrava oramai troppo tardi. I deputati Ricciardi e Giuliani recaronsi all'ammiraglio e dopo avere attraversata una strada spazzata incessantemente dal cannone di Castelnuovo, giunsero a raccontargli la storia della discordia e la posizione della città. Baudin sapeva già tutto, essendo stato da tempo innanzi mercanteggiato dallo spione Tommaso Danjou e da De Montessuy, aggiunto all'ambasciata di Francia: un aiutante di campo del re era andato a raffermare il mercato, ed a denunziare il dì della catastrofe. Egli quindi mirando col cannocchiale assisté freddamente all'orribile spettacolo, sclamando: c'est ainsi que les choses se passent dans toutes les révolutions! Robespierre était un monstre qui sera voué a l'exécration de la postérité, quoique des hommes d'aujourd'hui (Lamartine) aient osé tenter de le réhabiliter. E quando intese le dimande che gli venivano dall'assemblea, per tutta risposta asserì non poter vendere delle munizioni poiché ciò valeva una dichiarazione di guerra contro del re: non potersi rendere mediatore, anche a nome dell'umanità, non avendo ricevute istruzioni dal suo governo: solo poter offerire ospitalità sulle navi a coloro che volessero cercarvi rifugio.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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