Pagina (133/212)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Al tafferuglio, nel Comitato, successe il timor panico. Si credettero tutti venduti; e qualcuno della polizia, come il Ricotta, lo Scafarelli, il Manfredi, e sopra tutti tristissimo e vituperatissimo il Branca, mischiati nella folla annunziarono che forte corpo di truppa marciava già sulla città per prenderli nella trappola. La natura delle masse non organizzate è quella di subire l'influenza di tutte le passioni, e barcollare ad ogni vento. Il Comitato poteva bene scegliere un altro presidente, mandare emissarii per assicurare se la soldatesca si approssimasse davvero, spingere arditamente e sopra basi più vaste e più giuste l'opera intrapresa. Ma i delegati delle altre provincie, poco sicuri della lealtà della Basilicata, la considerarono solidale nell'iniquità dell'impura creatura che si era creato capo del Comitato, si credettero traditi, si credettero perduti, e loro tardò ritirare il piede da una cloaca, sulla quale la benedizione della libertà era caduta come sopra ad una carogna. Onta a te Potenza, onta eterna! Sulla tua fronte non potrà trovar luogo altro stigmata fuori di quello di fedele che ti hai meritato da Ferdinando Borbone; e questo stigmata, come il bubone della peste, uccide. Le guardie nazionali, che quivi da parecchi siti erano accorse, ritornarono fremebonde ai focolari nativi. Agitazione, propositi di vendetta, maledizione, ogni specie di bestemmia fu scagliata sulla città perfida, che per la sua indolenza si assimilava al perfido uomo, il quale aveva tronca la testa alla rivolta.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





Comitato Ricotta Scafarelli Manfredi Branca Comitato Basilicata Comitato Potenza Ferdinando Borbone