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      L'aspetto minaccevole assunto dappertutto: l'austriaco che inseguito alle calcagna fuggiva innanzi la spada gloriosa di Carlo Alberto: l'Italia superiore, che alla casa di costui addossata, alla voce d'indipendenza scuotevasi sempre pił profondamente, sedarono quelle velleitą intempestive di rigustare il potere assoluto, e resero cauto il ministero. Si contentarono del dominio di fatto, e lasciarono sussistere uno straccio di Carta innocente ed inoffensivo. Fecero anzi di pił: fecero confessare innanzi all'Europa il devoto monarca con un proclama, lo mostrarono profondamente addolorato dell'assassinio, contrito del sangue versato, e lo spinsero a domandare l'assoluzione, che Pio IX gli mandava per espresso. Gli fecero promettere inoltre di non pił spergiurare per l'avvenire, e che lo Statuto si sarebbe mantenuto inviolabile. Non bastava a re Ferdinando essere pinzocchero e carnefice, doveva aspirare anche alla gloria d'istrione! E per convalidare che la buona fede era nel fondo dell'anima loro, si abolisce, come abbiamo detto innanzi, il programma del 5 aprile dal re sanzionato: si mutila la legge elettorale: si ordina agli intendenti di falsare nelle provincie le elezioni: si creano commissioni speciali per giudicare dei delitti di Stato: si uccide la stampa: si interdicono i circoli: si revocano i funzionarii pubblici liberali; con l'intimidazione e col danaro si corrompono i giudici: si fa il birro ed il soldato dittatore del paese, e si accorda loro mero e misto imperio su la roba e la vita dei cittadini.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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