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      La loro miseria è un delitto premeditato del governo che ne teme il benessere, l'emancipazione l'illuminamento; e perciò senza limiti, come senza sollievo e senza speranza.
      Fra questi diseredati la polizia racimolò gli amici del re e li pagò. Essi percorrevano le strade vomitando insulti, percotendo ed obbligando i cittadini, sotto pena di accopparli, a gridare viva il re! abbasso i deputati e la costituzione! Ma mentre stavano nel meglio del baccanale, un'altra onda di popolo sopraggiunse. Non invitati, non sollecitati da alcuno, dei popolani onorati, che avevano cominciato a comprendere il valore della libertà, bastagi ed operai anch'essi, piombarono addosso ai perturbatori della calma, ed a furia di percosse li sperperarono, dopo averli disarmati e calpestata nella polvere la reale bandiera. Vedendo che quei candidi ed inermi, come li appellò di poi il ministero, avevano la peggio, birri e soldati se ne mischiarono, e presero a giuocar d'armi furibondamente, ferendo imprigionando, uccidendo. Con questa mascherata il governo intendeva tirar nella trappola cittadini più distinti e segnalati. Costoro, disprezzando, lasciaron passare la manifestazione: e mentre nessuno cedette alla minaccia e gridò viva il re! nessuno pure corse alla riscossa. La camera si sciolse anch'essa dignitosamente e senza dir verbo. Il governo con quella furfanteria aveva mirato a due obbietti: cacciar le mani addosso a taluni che gli turbavano il sonno: giustificarsi innanzi all'Europa della violazione permanente della costituzione, facendone domandare perfino l'abolizione.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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