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      Furono quindi riprese le relazioni diplomatiche con l'Austria; rotto qualunque legame di patria e di sangue con l'Italia. Quest'opera contro natura, questo parricidio morale fu consumato a sangue freddo; e per dargli una consacrazione più vasta, si comandò la spedizione di Sicilia. I preparativi già si facevano da lungo tempo e senza mistero. La camera dei deputati ebbe torto di non interpellare i ministri. Sarebbe stata una menzogna di più, in faccia alla quale essi non avrebbero al certo rinculato: ma l'interpellazione avrebbe protestato innanzi al mondo, la nazione non essere né connivente né solidale nel fatto del governo. Se i siciliani avevano innalzata la bandiera della discordia, e scisso un altro membro nel corpo anatomizzato d'Italia, non toccava ai napolitani, che avevan gemuto alla catena stessa, assumere la parte di carnefici. Questo oblio è una macchia nella vita della camera napolitana. I siciliani avevano fatti preparativi stupendi, o almeno con grande iattanza i giornali li annunziavano. L'Inghilterra ne aveva riconosciuta l'indipendenza di fatto; la Francia ne negoziava la pace, ed ambo apertamente li favorivano. Avevano avuto armi a dovizia, munizioni di ogni maniera, soldati stranieri che accorrevano da per tutto alla crociata della libertà, generali francesi, italiani, polacchi, di cuore e di mente sperimentati: avevan danari a sufficienza ed un popolo energico e deciso a sottrarsi agli artigli dei Borboni; infine avevano avuto il tempo per apparecchiarsi ad una guerra senza misericordia e senza transazione.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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