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      I suoi principii non prevalsero: ed il concetto della Costituente trovò a Torino stessa dei propugnatori e degli apostoli. Italia tutta sobbalzò a questa nuova fase della sua rigenerazione. Essa l'accolse come una rivelazione della grande leva che doveva risollevarla allo splendore ed alla grandezza, dimenticando persin nell'entusiasmo che la costituente bicipite proposta dal Montanelli era impossibile. I principi che si appoggiavano all'Austria non potevano giammai concorrere a sbarazzarsene prima, per poi abbandonarsi alla mercede dei rappresentanti d'Italia indipendente, alla mercede di un popolo vincitore ed avido di libertà. E la teoria del Montanelli era quella. Contemporaneamente giunsero le novelle che l'imperatore era fuggito di nuovo da Vienna, che Windischgrätz si approssimava per bombardarla, e che le barricate vi si erano alzate ancora una volta. Gli ungheresi, vittoriosi dei croati cacciati e calpestati da per tutto, accorsero per soccorrerla, quasi sino alle sue porte, ed aspettavano essere chiamati dalla Dieta. Questa, sbigottita dalla guerra, attenuata da giornaliere diffalte, si scioglie, ed i magiari ritornano indietro. La misera città fu vinta dopo uno strazio senza esempi, dopo una resistenza delle più disperate. Il bombardatore di Praga vi entrò sopra monti di cadaveri, ed in mezzo alle fiamme che divoravano le case. La corte di Napoli che aveva cominciato a tremare, sapendo della guerra d'Ungheria e della sollevazione di Vienna, era stata lì presso a cangiar ministero e politica; ma riprendeva cuore apprendendo le misere sorti dell'imperiale città, quando un incendio più prossimo alla sua casa divampò.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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