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      Con Costantino infatti diseredò Roma, e percosse il vecchio spirito repubblicano che malgrado la decadenza, traspariva sempre sotto la semplicità del regime militare, l'elezione dei consoli, e la municipalità libera: con la traslocazione dell'impero, l'oriente, culla del cristianesimo, riebbe la dominazione generale, annichilò Roma, gittò l'occidente nel rango dei barbari e dei popoli conquistati. Il papato aveva creduto, con questa evoluzione, restar padrone del campo e rimpiazzare il grande vuoto che la sparizione di Roma lasciava nell'universo. I popoli ricusarono farsi complici dell'attentato. Laonde Carlomagno restituì la supremazia alla razza occidentale della civiltà romana solidare, ed obbligò il papato a riconoscerla e consacrarla. Il carattere militare ed elettivo dei Cesari, la divisione dei poteri fu ristabilita. Il pontificato, vedendo che la istituzione rinnovellata incontrava favore, sopra tutto fra quei principi italiani, i quali avevano la sua ambizione attraversata, si allegò ereditiero dell'impero romano, e ne rivendicò su i discendenti di Carlomagno il possesso. La lotta impegnossi ed esso fece causa comune con l'alta aristocrazia per mantenere il sistema feudale, ed aver vassalli popolo e re. Quindi prese origine lo smembramento d'Italia e di Lamagna, le quali, benché avessero per due volte ricostituita l'unità occidentale, non han potuto mai più ricostituire la loro nazionalità. I tentativi del pontificato tornati vani novellamente, rivenne al suo istinto straniero ed alle sue aspirazioni orientali.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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