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      Ed era stato ammesso a ricevere i quattro ordini.
      Ma una mattina il secolo si risvegliò d'improvviso con certi capricci stravaganti. Invece della campana che suonava a messa, si udì il rullo del tamburo che proclamava la coscrizione. Invece di gridare: Viva il Re per la grazia di Dio, si gridava Viva la Nazione! Pietro Colini baratta allora la sottana con un uniforme blù a mostre rosse; il collare d'abate con una brutta cravatta di cuoio; il Decolonia e lo Storkenau con una sciabola ed un fucile, e il Pater noster in un mille diavoli! La caserma si sostituisce alla chiesa, ed il prete, trasformato in soldato per ordine di Acton e della regina Carolina, parte per la guerra. Addio paese; addio speranze di arrivare un giorno a cantar messa; addio parenti e dolce far niente; addio le cose le più soavemente dilette e le abitudini di diciotto o vent'anni. La patria chiama Pietro Colini - e a quell'epoca quegl'ingenui figli del diciottesimo secolo non scherzavano colla parola e col sentimento di patria.
      Pietro nondimeno cominciò la sua carriera colla più bella ed edificante vocazione cristiana. Faceva precedere una fucilata da una benedizione in articulo mortis; un colpo di baionette da un "Perdonami, o mio fratello in Gesù Cristo!" Condiva un bacio ad una ragazza con un buon consiglio, ed accoppiava una bestemmia con una giaculatoria "che il nome di Gesù e Maria sia benedetto."
      Quella buona natura cattolica però non si conservò a lungo. Pietro fece in breve tali progressi, si immedesimò talmente nel mestiere, che dopo alcuni mesi era il bestemmiatore più originale dell'esercito, precisamente perchè conosceva la teologia.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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