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      Va più adagio, imbecille! non sono mica già io una groppa di un cavallo, ove tu applichi un vescicante.
      - Dite, signor sergente, se mi parlaste nella lingua dei cristiani battezzati sarebbe meglio. Non ho nessuna confidenza nei vostri gesuiti. Parlano calmucco.
      - Diceva, dunque, che approvo il mestiere; probo majorem. Ma nego.... Mille satanassi! va leggiero e bada all'orecchio. Ho finito di far la guerra colle sciabole e mi batto contro i rasoi! Lascierò crescere la barba, alla fine!
      - Non ci mancherebbe che questa! Per farvi mettere in prigione come carbonaro.
      - Dico, dunque, che mi sembra che tuo figlio abbia la stoffa che occorre per farne un buon medico, o almeno, distinguo. Se non si tratta che di fabbricare un chirurgo di reggimento, o un medico d'ospitale, l'andrà ancora benone, nel nostro felicissimo regno di Napoli. Al reggimento, come all'ospitale, si fa spreco della vita dell'uomo, come tu, briccone, fai spreco della mia pelle. Ma un medico, genericamente parlando, no. Dove hai mai trovato che tuo figlio abbia le qualità necessarie?
      - Ah! ecco qui, signor sergente. Prima di tutto, perchè non saprei che cosa farne, se non ne fo un medico.
      - L'è una ragione sufficiente, avrebbe detto il gesuita, rispose il sergente parlando col naso, poichè il barbiere lo teneva per questa parte importante del suo viso.
      - Secundo, perchè alla fin fine deve fare qualche cosa, senza di che creperà di fame.
      - È giusto, e tu ragioni come mastro Schiaccia.
      - Tertio, perchè, dalla testa ai piedi, ha tutto quanto occorre per farne un medico.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





Napoli Schiaccia