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      Oggi, gli zii lasciano piuttosto debiti che eredità; danno più facilmente ai loro nipoti dei consigli che del danaro; fumano sigari di costoro, fanno la corte alle loro amanti, s'insediano alla loro tavola ed attingono nella loro borsa. Se però è avaro, uno zio scapolo è ancora una incognita, che arride nell'avvenire, una probabilità fortunata, uno sguardo d'amore del destino; e molti falli della gioventù si accomodano, molti progetti spuntano fuori al raggio di questa fortuna che brilla in lontananza.
      Don Noè, zio di Bruto, rassomigliava un po' a tutti gli zii. Era venuto a Napoli quasi bambino, con un'arpa sulla schiena, mendicando sotto pretesto di musica. Messo insieme un po' di scudi, ritornò al paese per darsi al commercio dei formaggi. Dio favorì la sua ambizione e la sua pietà. Ritornò allora a Napoli per istabilirvisi e noi ve lo ritroviamo sagrestano nella chiesa di San Matteo.
      Il curato gli aveva ceduto, al settimo piano, due bugigattoli che davano in un vicolo sudicio e stretto; gli regalava di tanto in tanto una vecchia sottana e gli pagava trenta carlini al mese. Il curato si mostrava generoso, perchè alla sua volta don Noè eseguiva le piccole commissioni di Sua Reverenza.
      I due buchi abitati dal sagrestano erano poverissimi di mobili e molto ricchi di lampade, di imagini di santi, di madonne e d'insetti. I muri, impiastrati d'una tinta gialla, sostenevano un soffitto coperto di una carta dell'istesso colore a fiorellini turchini, vecchia di cinquant'anni e che cadeva a pezzi.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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