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      Don Noè soggiunse:
      - A proposito, non vedo che tu abbi con te nessun baule. Come stiamo a vestiti, eh?
      - I miei parenti detestano la pluralità.
      - E a denaro?
      - Do la mentita più completa ai filosofi, i quali dichiararono che la natura ha orrore del vuoto.
      - Hai dei libri almeno?
      - Nessuno. Ma gli è inutile, caro zio, che vi ostiniate a fare un inventario. Compongo io solo tutto l'inventario; rappresento, quale mi vedete, la nostra famiglia, il cuore pieno di speranze, la testa di progetti, lo stomaco d'appetito.
      Poi, mentre lo zio rifletteva, si mise a cantarellare:
      /* Ve lo dico in pochi motti, Nel fardello ho due biscotti. Ho la terra che percorro, Ho il presente e l'avvenire. */
      - Anche poeta, esclamò don Noè, lasciando scappare un gran sospiro.
      Mentre il sagrestano faceva preparare un po' di desinare, Bruto, che veniva dall'aria aperta, dall'aria pura, sentendosi soffocare, corse alla finestra e l'aprì. Guardava il cielo. Uno scroscio di riso, che gli risuonò di faccia, lo richiamò alla terra. Guardò, arrossì, ed allungò il collo per meglio vedere.
      Una voce argentina e giovane, ricominciando a ridere, soggiunse:
      - Sbarcato da Calabria, fresco, fresco!
      - Ah! di già! sclamò don Noè.
      E senza dar tempo a quella voce di aggiungere altre osservazioni, si avvicinò al nipote, si rizzò sulla punta dei piedi, lo prese per le orecchie onde cavarlo dalla sua contemplazione, lo spinse da parte, salutò e chiuse la finestra.
      Bruto restò confuso e pensieroso.
      Al domani don Noè si occupò dei vestiti di suo nipote, poichè non era possibile di mandarlo nè a scuola, nè dove che sia, nell'arnese in cui era venuto da Moliterno.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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