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      Fruga, trova, inventa, crea Giuseppina. Essa era là nel 1814. - Hai capito? Va, ragazzo mio, scrivimi una lettera di otto pagine. Studia, figliuolo. Addio. Tuo di cuore,
     
      PIETRO COLINI.
     
      Questa lettera stordì Bruto, che non ci capì nulla. Eppure era chiarissima.
      Il sergente ne aveva scritte almeno un centinaio calcate sopra quel modello, all'indirizzo del Vico del Sole, ferme in posta, ai suoi amici, ai suoi compagni d'arme. Aveva dato l'istessa commissione a cento altri compatriotti che erano andati a Napoli, non potendoci andare egli stesso, perchè la polizia e la miseria lo confinavano a Moliterno. Tutti gli avevano risposto l'istessa cosa. Il sergente non voleva esser convinto. Si rassegnava un giorno e al domani la sua anima riprendeva il volo.
      Diciotto o vent'anni per lui erano un minuto. La sua vita si concentrava su un punto, sopra una data. Egli, che durante quindici anni aveva percorsa l'Europa, assistito a cento battaglie, aveva veduto tanto, fatto tanto, tanto sofferto, aveva traversato tante peripezie, tante orgie, tanti amori, delle giornate di mitraglia, delle notti di bivacco sotto il cannone nemico; egli che era ritornato dalla Russia in mezzo ad un nugolo di Cosacchi, a traverso il vento delle steppe, più micidiale del vento degli obizzi; quest'uomo incombustibile non si ricordava che di un'ora della sua vita; viveva interamente in quell'ora, come se fosse stato ieri, o questa mattina, viveva di quell'ora.
      Il tempo che lo circondava non contava per lui. Non poteva comprendere che altri avvenimenti potessero esser accaduti, quantunque egli ne fosse l'attore e la vittima.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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