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      - E tenne parola? ho domandato al conte.
      - Non interamente. Ritornò diciotto mesi dopo, con una gamba di meno, ma sempre colonnello. Napoleone, dopo Waterloo, non aveva forse avuto tempo di nominarlo generale e conte. Il colonnello Colini aveva avuto delle relazioni con Murat, era amico del principe Eugenio. I Borboni di Francia lo misero fuori dell'esercito francese. Arrivato a Napoli, il governo del re Ferdinando non volle riconoscergli che il grado di sergente, che si era guadagnato nell'esercito del re, sotto il generale Mack. Il colonnello se ne lagnò.
      Il ministro della guerra lo raccomandò al principe di Canosa, che lo fece gettare in una prigione per misura di polizia. La Corte dei conti non regolò mai la pensione. Il colonnello non la domandò più, non parlò più a nessuno del suo affare e promise di rassegnarsi al suo grado di sergente. Uscì di prigione dopo due anni e fu internato in provincia.
      - Colonnello e barone! esclamò Bruto. Ah! il sornione! non me ne ha mai detto nulla.
      - Sì, gli è veramente duro a cuocere, disse don Gabriele. Ma ritorniamo al conte. Quando il colonnello ritornò, ha egli continuato, non mancò di informarsi della sua amante e della sua bimba. Ma non potè ritrovare nè l'una, nè l'altra.
      - Non è colpa sua se non le ha trovate, giacchè da diciott'anni le cerca, ho fatto osservare io al conte.
      - Non ne dubito punto, ha egli risposto. Due mesi dopo la partenza del colonnello, Giuseppina aveva messo al mondo una bambina. I pochi scudi, lasciatile dal suo amante, sparirono prontamente.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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