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      Ritornò presso la vecchia suor Serafina a San Giuseppe dei Nudi. Una settimana o due dopo, la monaca morì. Giuseppina restò sola, senza danaro, senza conoscenza del mondo, con una bambina. Non conosco interamente il dramma domestico di quella donna. La polizia non è curiosa degli spasimi dell'anima e delle sue lotte, ciò riguarda Iddio. Poco dopo, un giorno, ella portò sua figlia ai trovatelli all'Annunziata, con una lettera in cui assicurava che verrebbe a riprenderla appena la fortuna si mostrasse più clemente e Dio più misericordioso.
      Poi avvenne ciò che avviene di solito a tutte le donne giovani e belle, che hanno commesso il primo fallo, che sono sole, poco abituate al lavoro ed in preda alle tentazioni, ai bisogni, alle esigenze della gioventù e della bellezza. Cominciò col darsi, finì col vendersi.
      - Me ne ricordo, ha detto Fuina.
      - Tutta questa dolorosa ed impura storia è qui, ha continuato il conte, in questo fascio di carte, raccontata da Giuseppina e da altri e compilata da un giudice istruttore, in occasione dell'assassinio di un ufficiale svizzero, ucciso da uno studente che non volle lasciarsela prendere, nel luogo infame ove si trovava.
      - Ciò appunto, ha soggiunto Fuina. Lo studente trasse uno stocco dal suo bastone. L'ufficiale sguinò la spada: il duello ebbe luogo sotto la lampada della Madonna dei Sette Dolori, appesa nell'anticamera di quella onesta casa. L'ufficiale fu ucciso.
      - Perfettamente, ha proseguito il conte, fu arrestata perche era dessa che aveva eccitato lo studente contro l'ufficiale cui detestava.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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