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      - Dunque?
      - Dunque, poichè la polizia ha perduto le sue tracce ed essa ha interesse a sapere ove la si nasconde, a causa degli oggetti portati via senza permesso, vuol dire che Giuseppina vive modestamente in qualche angolo colla figlia.
      - Ciò non è proprio la conseguenza assoluta di queste premesse, esclamò Bruto: ella potrebbe aver trovato qualche canonico che ne abbia fatto una monaca di casa.
      - No, replicò don Gabriele: c'è la ragazza di dodici anni che guasta l'ipotesi. Se ne avesse sedici, potremmo fabbricare un'altra supposizione.
      - Ne ha diciotto all'ora che siamo, mi pare.
      - Sì, ma procediamo per ordine. Bisogna trovare la prima orma del selvaggiume, poi seguirla.
      - Concludiamo dunque.
      - Ebbene, c'è una polizia, caro mio, che è al di sopra di tutte le polizie del mondo.
      - Quale?
      - Quella del papa.
      - Per bacco! gridò Bruto. Ti prendo a volo.
      - Allora, è detta. Questa donna ha bisogno di religione, ci creda o no, per mascherarsi e per vivere. Queste esistenze finiscono sempre alle sagrestie. Le donne non vivono che di due cose: di virtù, malamente; di peccato, spesso bene, meglio sempre che di virtù. Or bene bisogna proprio che il curato, presso cui il tuo rispettabile zio serve le messe e suona le campane, scriva ai suoi dodici colleghi dei dodici quartieri di Napoli, affinchè interroghino i confessori delle loro parrocchie sopra la Giuseppina Tortora o sopra una donna che abbia traversato all'incirca le avventure di quella donna; che il curato di tuo zio scriva ai superiori del Convento.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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