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      Giunti a questa latitudine, don Gabriele si voltò verso Bruto e gli disse:
      - Andrete ora a raccontarmi, spero, la buona azione che vi trotta pel capo e poi il resto.
      - Cominciamo dal resto. La buona azione è ancora un progetto, una speranza e pel momento un segreto.
      - Poichè c'è un segreto, rispose don Gabriele, di un'aria scontenta poco dissimulata, io lo rispetto. Mantenetelo e se avete bisogno di me...
      - Don Gabriele, non vi stillate il cervello. Ad una povera ragazza, che conosco solo di vista, si promette di farla esordire ai Fiorentini appena ci sia una particina che le sia adatta. Io voglio scrivere questa parte e mettere, per condizione alla rappresentazione del mio dramma, l'ammissione della fanciulla. Ecco tutto.
      - Comprendo la filantropia dei vostri venti anni e le circostanze giustificative che ci attaccate. Continuate.
      - Per oggi, caro don Gabriele, non possiamo nè continuare nè retrocedere, per la enorme ragione che non ho in testa neppure l'embrione di ciò che dobbiamo fare. Ho un progetto ed ecco tutto.
      - È bella la futura artista, di cui vi siete fatto l'introduttore?
      - Per me, sì. Ma non è ciò che mi fa agire.
      - Tanto peggio. Se fosse stato ciò, sarei stato sicuro che in quindici giorni la faccenda era bell'e terminata.
      - Lo sarà in ogni maniera. A domani, caro don Gabriele.
      Al domani, infatti, esatto come un bambino cui si è promesso un balocco, Bruto rivedeva don Gabriele e gli portava il suo progetto.
      Bruto aveva letto, qua e là, senza farci attenzione, alcune cattive tragedie, comprese quelle d'Alfieri e ciò costituiva tutto il criterium d'arte drammatica ch'ei possedeva.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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