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      - No, no. Don Gaetano non pensa mai; e' digerisce. Il teologo passerà il dramma ad un altro censore, che nel secolo scorso era un poeta.
      - E questi?
      - È un idiota. Don Ciccio Ruffa ne farà rapporto al ministro dell'interno, al ministro dei culti ed al presidente del consiglio, che ne riferiranno al re.
      - Che ne parlerà col confessore?
      - Molto probabilmente, poichè una commedia è un affare di Stato e di Chiesa. Finalmente sarà inviato alla soprintendenza dei teatri e da questa definitivamente al direttore. Allora pagherete per far copiare il dramma e le parti: aspetterete delle settimane e dei mesi per farlo aggiornare alle ripetizioni; delle altre settimane e degli altri mesi per ottenere il consentimento degli attori alle parti loro assegnate; poi ancora settimane e mesi perchè sieno pronti: regalerete il suggeritore, il direttore delle prove, gli attori maltrattati dalla fortuna, le attrici che non hanno vestiti adatti e finalmente vi si farà la grazia di rappresentarlo.
      - La grazia!
      - Come? ingenuo ragazzo, credete, forse, che nel nostro glorioso paese si paghino le produzioni teatrali?
      - E poi, non c'è altro a fare eh? domandò Bruto gravemente.
      - Non ne sono ben certo, rispose don Gabriele grattandosi il capo. Eh! eh! s'incoraggia tanto il teatro nazionale qui!
      Qualunque altro, dinanzi a questa odissea di ostacoli, si sarebbe spaventato, avrebbe indietreggiato dinanzi a quei ritardi, a quegli insulti, a quelle spese, a quelle censure: Bruto no. La difficoltà era per lui una curiosità.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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