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      - È ciò che dico spesso a me stesso, Monsignore.
      - Dunque, per avere degli ammalati bisogna cominciare ad averne.
      - Vostra Eminenza reverendissima parla come il santo re Salomone.
      - Per cominciare ad averne, bisogna ispirare fiducia in quelli che vi chiamano.
      - Verissimo, Eminenza.
      - Ora, mio diletto don Noè, come mai volete che i clienti che pagano, e sono rari, possano essere attirati da un giovanotto che, a vederlo, pare un usciere in ritiro; che ha della biancheria sudicia e grossolana e dei vestiti che mostrano la trama?
      - Eh! Monsignore.
      - Don Noè, la povertà è ributtante. I ricchi la sfuggono. Vostro nipote, dunque, in quell'arnese da comico ambulante, non avrà mai dei clienti che paghino.
      - Ma, Eminenza, se noi siamo poveri....
      - Ragione di più, don Noè, per nasconderlo. Rothschild può permettersi un vestito sdruscito; gli è un merito per lui; ma per Bruto è una disgrazia. Invece di trovare qualcuno che paghi, troverà, e ancora non è ben sicuro, qualcuno che mosso a pietà gli offrirà l'elemosina. Don Noè, diffidate sempre di quelli che fanno l'elemosina. Quelli che la fanno per l'amor di Dio sono rari.
      - Ma, dunque, Monsignore, cosa dobbiamo fare?
      - Parer ricchi ed esser modesti; sembrar forti ed esser umani; sembrar sapienti e non abusarne; parer pronti a servire altrui, ma non profferirsi giammai; mostrarsi armati da capo a piedi ed aspettare.
      - Ma, Monsignore....
      - Basta così, sclamò don Noè in persona, visibilmente più tranquillo. Hai fatto parlare S. E. come un avvocato e come un frate me: t'inganni, t'inganni, te lo dico io.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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