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      Egli era più maturo che non volesse sembrare e che forse non avrebbe voluto confessare. Prese un contegno grave, semplice e modesto, pieno di deferenza per le volontà e le opinioni dei suoi superiori, come gli aveva principalmente inculcato don Noè, facendogli regalo di una corniola larga quanto uno scudo. - Tagliò i mustacchi ed i capelli alla renaissance; alzò il colletto della camicia, sbandì i guanti gialli e gli abiti di colore, adottò la tabacchiera ed il bastone a borchia d'argento, camminò a passo grave, prese contegno più composto.
      Una mattina don Noè lo presentò al dottore Tibia, fratello del curato di San Matteo.
      Diverse persone stavano già aspettando in casa del dottore, uno dei più rinomati di Napoli e capo dei fautori del sistema di Brown. Un'ex-ballerina si faceva visitare nel suo gabinetto.
      Il dottor Tibia era sui cinquant'anni ed aveva sposata una vedova molto matura, molto ricca e molto brutta.
      Il salotto dove aspettava la gente era quasi buio, a cagione dei vetri verdastri, delle pitture vecchie e offuscate dei muri, tappezzati del resto da ragnatele. V'erano alcuni quadri di cui non si distingueva più nulla, tanto erano anneriti dal fumo, e v'erano alcune stampe a color verde, tutte mitragliate dalle mosche. Delle seggiole, nessuna che avesse le sue quattro gambe in buono stato; una copertina nascondeva l'imbottitura sdruscita d'un canapè a tela di crini. Dallo sfondo di due tavole di legno bianco sbadigliavano i busti di un Apollo, a cui mancava il naso, e d'un Esculapio senza orecchie nè mustacchi.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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