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      Ah! se quegli oggetti d'arte avessero potuto ripeterci le parole del marchesino, i madrigali dell'abate ed i progetti atroci del barone. Che memorie! che cronaca quella di un bonheur-d'un-jour, d'un tabouret, di un inginocchiatoio.
      Codeste gravi cose se le susurravano, forse tra loro quei mobili riuniti colà come al festino d'un mago, quando la povera Tartaruga li spolverava per bene, facendosi la croce in tutte le longitudini e latitudini del suo corpo e ruminando dei Magnificat e delle Salve Regina alla vista di certe nudità degli arazzi.
      Bruto s'era occupato della sua famosa stanza. Quale non fu lo stupore di Tartaruga, quando vide arrivare un letto di ottone per due persone, un armadio a specchi, una dormeuse e dei coins de feu? Tutte queste cose rivelavano un partito preso con premeditazione. E' non era certamente il mobilio di una camera da letto da scapolo.
      Nè ciò era tutto. Bruto aveva fatto porre un tappeto; aveva comperato una toilette di marmo con delle porcellane inglesi ed una quantità di boccette di Boemia, delle pomate, degli olii, del cold-cream! Dio buono! perfino del cold-cream! e della cipria! In breve, ciò dette da pensare perfino a don Gabriele.
      Non c'era, però, più verso di dubitare; uno scialle, delle gonne, un mantello, dei braccialetti, degli orecchini, uno scheggiale in oro arrivarono alla fine. Or certo tutto codesto non poteva capitar lì all'indirizzo di Tartaruga.
      Questa povera vecchia non osava domandare una spiegazione; don Gabriele se lo permise.
      - È una commissione per un signore di Moliterno che si ammoglia e che mi ha incaricato di queste compere, rispose Bruto.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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