Pagina (116/267)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Cecilia trovava i suoi capelli orrendi.
      Quanto al resto, era bella di quella bellezza provocante che le veniva da due occhioni neri, inquieti, fiammeggianti sopra una pelle bianca come la neve. Non era grande, ma sembrava tale a causa della sua taglia fine, svelta, elastica, della testa che portava sempre alta, del piede inarcato, del passo voluttuoso ed elegante, di quel tal camminare, insomma, di cui si pretende che la sola Parigina abbia il secreto.
      Cecilia montava a cavallo ed era molto abile alla scherma. Faceva versi, od almeno delle cose rimate. Leggeva molto bene quelli degli altri, rappresentava molto bene la commedia nei teatri di società, suonava il violoncello, cui chiamava la sua viola di trovatore, ballava la cachucha, decideva di questioni d'onore nei duelli e di questioni di blasone. Si aggiungeva (dalle sue rivali ben inteso) che teneva testa a chiunque nel bere sciampagna ed anche sherry.
      Le si rimproveravano mille civetterie; ma non si poteva accusarla d'un fallo. Si citava però qualche cosa che non era stato in realtà che il principio d'una colpa.
      Il re Ferdinando II, allora giovane, se n'era incapricciato e ne aveva ottenuto un convegno nel boschetto di quel Capodimonte, ove il conte Ruitz aveva fatto quel suo famoso burro. Or quel ritrovo era stato innocente quanto quello di Napoleone ad Arles, dove egli si limitò a mangiar delle ciliegie.
      Il re Ferdinando si intrattenne a parlare con Cecilia del prezzo delle camicie, trovando che il suo fornitore gliele faceva pagar troppo care a venticinque lire l'una.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





Parigina Ferdinando II Capodimonte Ruitz Napoleone Arles Ferdinando Cecilia