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      Ma ciò che vi ebbe di più curioso si fu che il conte di Ruitz, che avrebbe dovuto essere in una gran collera, restò amico del marchese, al punto che questi andò, da quel momento, spesso a visitarlo ed in un ballo in cui s'incontrarono, egli lo presentò a sua figlia.
      E la donna velata? chiederà il lettore.
      La donna velata continuò le sue sedute, pel busto, dal conte, come se un valoroso figlio della Svizzera non si fosse fatto uccidere per essa: anzi le continuò più regolarmente e più spesso di prima.
      In quanto al marchese di Diano, da che era stato presentato a miss Cecilia, siccome era molto distratto, sbagliò spesso d'appartamento ed invece di andare a trovare il padre andò a chiacchierare colla figlia.
      Le visite al padre divennero anzi sempre più rare di settimana in settimana; quelle alla figlia più frequenti; ma col tempo neglesse le une e le altre; e, da un mese, aveva cessato ogni relazione con tutti e due.
      Bruto osservò più tardi che questo abbandono del marchese coincideva colla scomparsa della figlia del colonnello Colini.
      La donna velata restò fedele. Quel diavolo di busto non finiva mai; credo anzi che non fu mai finito.
      Tutto ciò ha un aspetto equivoco, direte voi. Andiamo, dunque, dal conte per cercar di averne il bandolo. Egli è, appunto, nella camera di sua figlia.
     
     
     
      CAPITOLO III.
     
      Il seguito del conte Ruitz de Llamanda.
     
      Facciamo un passo indietro.
      Quando la donna velata aveva sorpreso Bruto nello studio del conte, si era ritirata, guardandolo a tre riprese. La prima parola, che aveva detto al conte, quando la cortina fu ricaduta, era stata:


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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