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      - Cosa, dunque? come siete lungo!
      - Il marchese ha rapito una modista ed è sparito con essa.
      - Sparito! Si può forse sparire da Napoli?
      - Sparito, signora, svaporato, senza lasciar traccia alcuna.
      - Benissimo; lasciamo tutto ciò. M'ero già rassegnata. Quest'uomo è morto, Ruitz.
      Il conte s'inchinò fino a terra.
      - Ma quel medico che cosa vuol dire? Siete forse ammalato?
      - No, signora, è mia figlia.
      - Ah! quel dottore ha una fisonomia interessante, farà carriera.
      - Lo credo, signora, tanto più ch'egli è altrettanto dotto, quanto è discreto e delicato.
      - Fate ben curare vostra figlia, Ruitz, pagherò io le visite del suo medico.
      - Quanta bontà, signora, disse il conte salutando di nuovo fino a terra.
      - Andate.
      Il conte uscì. Prese Bruto per la mano e gli disse:
      - Venite.
      Arrivato all'appartamento di Cecilia, il conte chiamò Lisa.
      - Annunzia alla tua padrona che il dottor Bruto ed io le chiediamo se può riceverci. Sono io che conduco il dottore. Intendi, Lisa?
      - Perfettamente, signor conte.
      Due minuti dopo, il conte ed il medico erano ricevuti: Cecilia era a letto. Aveva la febbre. Il conte aveva preceduto Bruto, che restò ritto ai piedi del letto, salutando molto freddamente e senza aprir bocca. Finalmente la ragazza parlò al dottore della sua malattia; avanzò il braccio per farsi tastare il polso e si lamentò. Bruto, serio, rispondendo per monosillabi, disse che l'infiammazione si sviluppava, che le pareva urgente di combatterla e scrisse una ricetta.
      - Venite a vederla questa sera, disse il conte.
      - Non mi pare necessario, osservò Bruto.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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