Pagina (140/267)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ne valeva la pena! L'avrei conservato imbalsamato. Dovrò ricominciar da capo ora.
      - Mai più, disse Cecila sollevandosi a mezzo sui guanciali.
      - Mai più che cosa? rispose il conte, facendo una contorsione che avrebbe voluto essere un sorriso. Credi forse che io vada a preparartelo di nuovo, per presentartelo tutto pentito? È sparito il tuo marchese.
      - Dio mio! perchè, dunque, non mi lasciaste morire? disse Cecilia disperata.
      - Perchè? perchè ho bisogno di te, perdio! Credi tu che ti avrei aiutata a divenire grande e grossa perchè tu ti prenda il divertimento di frangere i miei arnesi? Credi, forse, che, dopo aver fatta questa bella scappata, non abbia più che d'andartene? Grazie tante. Alla gogna con me, malfattrice. Il dottore ha detto che tu devi morire o che il tuo stato deve avere lo svolgimento ordinario. Ho riflettuto da tre giorni a questa parte. Tu non puoi morire ancora.
      - Siete, dunque, felice della mia vergogna?
      - La vergogna non macchia nella nostra famiglia, madchen Ruitz! essa alimenta, capisci?
      - Padre mio!
      - Chiamami: compare e dirai meglio.
      - Voi avete qualche cosa di sinistro a dirmi, signore, esclamò Cecilia con voce più ferma; voi non osate farmi una rivelazione; dite alla bella prima il vostro pensiero e chiaramente. Vedrò cosa mi resta da fare.
      - In altre circostanze ti avrei fatta partire per Parigi, onde guarirti in qualche stabilimento speciale, e ti avrei fatta ritornare ragazza come prima, dicendo ai curiosi che la tua nonna, la vecchia marchesa di Arbacos Llamanda.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





Cecila Cecilia Ruitz Cecilia Parigi Arbacos Llamanda