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      Vi associo alla mia posizione, in cui in definitiva lavorerete per voi stesso; poichè, quando sarò morto, erediterete dei miei utili. Voglio che il mio socio sia il marito di mia figlia, perchè allora i miei interessi, essendo i suoi, e quelli della famiglia, egli si lascierà guidare da me, sarà saggio e non avrà la fantasia di piantarmi lì da un momento all'altro, e di compromettere l'avvenire. Voglio che il mio socio sia il marito di mia figlia, e perchè, lavorando per me, lavorerà per sè e non avrò a temere nè la sua indolenza, nè i suoi capricci, nè imprudenze, nè tradimenti.... Eh? supponete che io dica tutto ciò - è una ipotesi - cosa credete che risponderebbe il mio futuro genero, cosa rispondereste voi stesso?
      - Diavolo! ma tutto ciò è un tessuto di tenebre e di impossibilità! Abbandonare sua moglie, una donna così vezzosa, dopo aver chiusi gli occhi sopra i guasti irreparabili causati da un certo temporale d'estate; separarsi da quella bella moglie per associarsi a non so qual opera misteriosa.... Capite bene. È un po' duro, niente chiaro, sa di vergogna, è cosa equivoca e sinistra e ciò richiede almeno delle spiegazioni.
      - Sì, una sola sarà sufficiente.... Se io dicessi, per esempio..., per esempio.... L'esempio non mi(14) si presenta chiaro. Ma prenderemo la storia del marchese d'Alenteyo y Espinosa y Prato-de-Mallo.... La conoscete la storia di quel marchese, complice della principessa degli Orsini, e favorito del cardinal ministro Porto-Carrero?
      - Niente affatto.
      - È curiosa ed istruttiva.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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