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      Questi si tacque ancora e nulla smentì la calma del suo viso.
      - Ah! scusi, il mio alabardiere, insistette il marchese, contrariato dal silenzio, pieno di sprezzo del colonnello. Ove hai tu perduto i tuoi mazzapicchi, cucinando il rancio dell'esercito e nell'esplosione di qualche petardo indisciplinato alla festa del Corpus Domini dei re Corsi?
      - Signore, io amo la musica, vogliate, vi prego, permettermi di ascoltarla. Si alza il sipario.
      - Il mio guerriero ama la musica, disse il marchese volgendosi agli amici; c'è forse del cannone in quest'opera?
      Gli amici del marchese scoppiarono in risate; il colonnello taceva sempre. Questa gratuita e volgare insolenza di un uomo, cui egli non conosceva, al quale non aveva dato nessun motivo per insultarlo, parve al colonnello una cosa disprezzabile, indegna di lui, oppure una provocazione della polizia.
      Cominciò l'opera. Ondina, l'esordiente, comparve. La sala gittò un'esclamazione di compiacenza, vedendo una così vaga fanciulla. Il marchese ed i suoi amici proruppero in applausi. Il colonnello, commosso come gli altri alla vista di così grazioso visetto, si dimandava, un po' turbato, dove mai avesse visto quella creatura i cui lineamenti non gli erano sconosciuti. Difatti, egli aveva veduto Lena ai Fiorentini, nel Violinista di Cremona, poichè era dessa che esordiva ora nella parte di Linda.
      Alle prime note, tutti gli spettatori divennero attenti. Ascoltavano quella voce, maravigliosa per l'estensione, il metallo, il vellutato delle cadenze, il folgorare nell'esplosioni, il perlato nei rintocchi, la nettezza negli staccati, il capriccioso nei gorgheggi e l'arditezza dei contrasti.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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