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      Gli amici del marchese avevano altra cosa a fare, che interrogare il colonnello. Circondarono il loro amico, il loro padrone. La ferita sembrava grave, perchè l'arteria brachiale era stata tagliata. Avvolsero il braccio d'una pezzuola, presero il ferito che era svenuto nelle loro braccia e lo portarono all'ospedale dei Pellegrini là vicino.
      Furono ricevuti da Bruto.
      - È il marchese di Diano! sclamarono quei giovanotti, credendo fare impressione sul chirurgo e raddoppiare così la sua attenzione e le sue cure.
      Bruto impallidì.
      Egli aveva sotto la sua mano l'amante di Cecilia, colui che aveva rapito Lena e lo sapeva.
      - È un ferito, pensò egli.
      E si mise all'opera.
     
     
     
      CAPITOLO VI.
     
      Il domani d'un debutto.
     
      Dopo di aver curata la ferita e fatta la legatura dell'arteria, Bruto non volle permettere che in quella notte il marchese fosse trasportato a casa sua. Non temeva un'emorragia, ma credeva opportuno che il ferito restasse tranquillo fino al giorno dopo.
      Non una parola del duello fu pronunziata. Bruto dimenticò perfino di chiedere la causa di quell'accidente. Non vedeva che il ferito e non l'uomo che aveva sedotto Cecilia e l'aveva abbandonata incinta, che aveva rapita Lena e l'aveva fatta scomparire. Si riservava, però, appena guarito, di mettere in chiaro questi due fatti.
      La febbre si dichiarò durante la notte. Il marchese aveva proibito a' suoi amici di avvertire i suoi parenti dell'avvenuto, onde non sgomentarli prima di rientrare nella sua abitazione.
      Fece forse qualche eccezione a questa raccomandazione, parlando a bassa voce a colui che aveva chiamato col nome di Camillo, il contino di Sala.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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