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      Ho comperato delle sfogliatelle e una bottiglia di malaga. Che baldoria, piccina!" Trovai, infatti, tutto ciò preparato su una tavola quando tornammo a casa. Mia madre accese due candele. Mangiammo. Prestai poca attenzione a ciò che faceva mia madre sempre in piedi ed affaccendata. Bevvi due piccoli bicchieri di quel vino dolce, ma di un singolare sapore. Poi, siccome le emozioni mi avevano stancata e mi pesavano più sul cervello che sul cuore, andai a coricarmi, dopo aver chiusa io stessa la porta della nostra camera. Dormii di un sonno pesante, doloroso, agitato, pieno di incubi e di orribili sogni. Mi svegliai tardi il mattino. Aprendo gli occhi, vidi mia madre che preparava tre tazze di caffè al latte. Volgendomi dall'altra parte.... gettai un grido e svenni.
      - Come! gridò Bruto orribilmente pallido.
      - Il marchese tenevasi vicino al mio letto.... mia madre m'aveva venduta.
      - Oh! l'infame! l'infame!
      - Bruto, ella è morta di tifo, all'ospitale, miseramente, pentita forse, in delirio, credendosi inseguita dalla polizia. Non insultiamo alle ceneri d'una tomba.
      Seguì un istante di silenzio.
      - Dopo questo esordio si comprende il resto, osservò don Gabriele.
      - Il resto non fu senza lotta, nè senza nuove astuzie. Io resisteva sempre, quantunque il malore fosse oramai irreparabile. Le promesse non mi seducevano punto. Il marchese mi faceva orrore altrettanto che paura. Non volli più uscire di casa. Non cedetti neppur alla violenza. Mia madre era una tempesta. Il marchese invece, dopo le prime collere, si raddolcì e sembrava non aspettare più nulla che dalla mia volontà.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





Trovai Bruto Gabriele