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      E' li chiamava presso il suo letto per ragioni diverse; l'amante per alleviare, il medico per guarire la ferita. Il marchese non sapeva nulla di Bruto, dei suoi affari, delle sue relazioni. L'aveva visto ed aveva inteso parlare di lui, per la prima volta, al letto dell'ospitale de' Pellegrini.
      Questa spiegazione era necessaria, per ciò che segue.
      Il marchese era, dunque, in una casa di campagna - parco di dissolutezze - del principe di Caserta, a Quisisana, vicino a Castellamare. Che la polizia osi, dunque, di andarlo a cercare in quella amabile fortezza!
      Lena non disse nulla a Bruto della lettera del marchese, come questi non parlò della sua a Lena.
      Questa lettera era per lui un secreto di professione.
      Prima di recarsi al ritrovo, assegnatole dal marchese, Lena volle parlarne a don Gabriele, il quale le sembrava uomo di buon consiglio, poichè Bruto non faceva nulla senza consultarlo.
      - Voglia vederlo per l'ultima volta, disse Lena. Il marchese ha dei difetti mostruosi, ma ha pure degli slanci nobili e generosi. Quando gli avrò detto chi sono - e da ieri sono e resterò la figlia del colonnello barone Colini - quando gli avrò appreso ciò che voglio fare per mio padre, il marchese rinunzierà a me. La mia franchezza lo toccherà. Si getterà nelle fiamme onde venirmi in aiuto.
      - La partita è pericolosa, mormorò don Gabriele riflettendo; però, checchè ve ne paia, ricordatevi di vostro padre, e rinunziate a lui per sempre.
      - Giammai. Io penso, al contrario, alla mia riabilitazione. - Ma avanti di presentarmi, bisogna che io gli faccia dimenticare gli ultimi anni della madre e gli ultimi mesi della figlia.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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