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      - Manderò a mio padre, in una scatola d'oro, il dispaccio del ministro della guerra francese, senza dirgli ancora chi sono. No. Non voglio presentarmigli nè sotto il nome di Lena, nè sotto quello di Ondina, che devono ricordargli tristi memorie e ridestare dolori che non possono esser lenti. Voglio darmi a conoscere a lui sotto il nome di mio marito.
      - Come, disse don Gabriele, avete già un marito in aspettativa?
      - E da molto tempo. Ma, ahimè! L'è forse un mio vaneggiamento. Mi vorrà desso? Ascoltate, voglio svelarvi il mio secreto. Amo Bruto. L'ho amato da quel giorno in cui, dalla finestra di rincontro alla mia, il primo suo sguardo col mio s'incrociò.
      - Ciò data da lontano allora.
      - Ma, dal giorno del suo arrivo a Napoli. Da quel giorno, io non ho avuto che lui dinanzi agli occhi. Per lui, avrei voluto restare onesta fanciulla. Se ho tanto combattuto, gli è a causa di ciò. Egli era la stella che mi guidava. Quando avevo fame pensavo a lui. Lo sposai all'altare della miseria. Credetti che anch'egli mi amasse. Una donna indovina codesto. L'aria che la circonda chiacchiera e canta. L'ho ritrovato triste, serio, direi quasi schiacciato da qualche cosa che pesa su lui. Ho creduto per un momento che amasse altrove.
      - Ah! voi avete creduto ciò?
      - Sì, ma se ciò fosse stato, mi sono poi detta, e' non sarebbe venuto a me, alla Lena.... si sarebbe forse recato da Ondina, tutt'al più. Ha avuto degli slanci che lo hanno tradito. Ma e' mi sembra gemere sotto il peso di qualche fatalità occulta.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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