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      Ma se egli soccombe sotto codesto dolore! Oh!.... allora, per liberarnelo, oserò tutto, perfino il delitto. Procurate, dunque, di sapere e siate pronto ad aiutarmi quando l'ora sarà suonata.
      - Voi avete la tempra di qualcuno che sa tenere un secreto, rispose don Gabriele. Fino a questo momento, io ho esitato a svelarlo, codesto secreto, perocchè io mi dicevo: E poi? quando l'avrai conosciuto? Cosa puoi fare, tu solo, se e' rifiuta di sottrarsi al suo malore? Ma ora che siamo in due, intraprendo l'esplorazione e vi terrò a giorno del risultato. Ciò non durerà guari. Infrattanto, andate a trovare il marchese a Castellamare!
      - Non vi andrò sola, replicò Lena. A cominciar da oggidì, io sono la figlia del colonnello.
      - Ebbene! riprese don Gabriele, v'accompagnerò io e, se occorre far perdere le orme alla polizia, contate su me.
      - Accetto, disse Lena. A domani, dunque.
      L'indomani mattina, alle otto ore, con una giornata magnifica, ed un sole, che riempiva l'aria di pagliuzze dorate, un signore singolarmente azzimato si presentava all'albergo di Nuova-York.
      Un cappello ad alto cucuzzolo e larghe falde copriva un capo ornato di capelli rossi, che finivano in coda dietro la nuca e scendevano a ricci sopra le orecchie. Un paio di occhiali d'oro servivano di paravento agli occhi e di sella ad un naso corto ed aperto, delicatamente spolverato di tabacco. La statura di questo personaggio sarebbe stata mezzana, se la forma de' suoi abiti non gli avesse dato il miraggio di una grande persona.
      Portava brache di nankin, attillate alle forme, piuttosto corte, tese da staffe della stessa stoffa, le quali staffe attaccavano egualmente ai piedi scarpini di pelle verniciata.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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