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      Si recarono all'albergo dell'Europa, ove si è sicuri di trovar sempre alloggio, poichè l'è troppo caro per gli avventori ordinari di questa città di bagni. Costoro si alloggiano in camere mobigliate.
      Lena dormì bene e si svegliò tardi la mattina susseguente. Dico che si risvegliò. Dovrei dire fu risvegliata. Si picchiò alla sua porta: scese dal letto in accappatoio da notte, ma al momento stesso la porta s'aprì ed un monello, dorato al sole come un dattero, il petto ignudo, senza scarpe, in maniche di camicia, il berretto alla mano, si presentò fissando sulla giovane donna due occhi come due áncore di cristallo. Egli si avanzò liberamente e le chiese:
      - Come lo vuole, vostra eccellenza?
      - Chi sei tu? cosa vuoi? gridò Lena spaventata. Va via, via subito: non vedi che non posso riceverti in questi arnesi?
      - Cosa importa? I miei sono alla grazia di Dio. Sono venuto per domandarvi se lo volete calzato o no?
      - Esci, ti dico, o chiamo, e ti fo gettare dalla finestra.
      - Sarebbe la via la più corta. E vostra eccellenza sa che per la via più corta, come dice il padre Sillario, non si va in paradiso.
      - Ma finalmente cosa vuoi? di che parli?
      - Ma, Signor Dio benedetto, parlo dell'asino, dunque. Di che volete che vi parli?
      - Esci, ti replico.
      - Signora principessa, manca poco che mi prendiate per un ladro. Me ne vado: se vostra eccellenza ha bisogno di un asino o due, che faccia chiamare Antonio, conosciuto nelle quattro parti del mondo. Le milady inglesi non vogliono che me. Mi hanno ficcato persino nei libri.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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