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      - Separato! gridò la principessa interrompendolo, e lo foste?
      - Sì, io sono ancora straniero a quella donna.
      La principessa gli saltò al collo e l'abbracciò. Bruto continuò:
      - Quando il conte annunziò queste notizie a sua figlia, quando gli ordinò di obbedirgli, essa volle avvelenarsi. Idolatrava il marchese. Il marchese, dal canto suo, le aveva promesso di sposarla. Ma Ruitz si opponeva. Il principe di Noto si sarebbe forse opposto anch'egli. Bisognava, dunque, forzar la loro volontà. Donde la sventura di Cecilia. Poi il marchese era scomparso rapendo una crestaia. Lo si era in seguito visto ancora in città, ma non mai più in casa del conte. Le lettere di Cecilia non avevano ricevuto riscontro. Tutto ciò, nondimeno, valeva poco. Cecilia l'amava sempre; ella addimandava una viltà infame, il mio consentimento. Il conte però tenne fermo; e vi dirò perchè. Fe' mostra con sua figlia dei sentimenti di uomo, di cittadino, di padre. Fu volta a volta dolce e feroce, affettuoso ed ironico, ignobile e cavalleresco in tutte le emozioni dell'anima, la commosse, raddolcì, la domò e fascinò. Per la prima volta in sua vita fu padre con questa creatura, cui aveva sempre considerata e trattata come bastarda. Il cuore di Cecilia era ferito ed aperto. L'amore prendeva un'altra forma per penetrarvi il dispetto; la gelosia, la disperazione si misero della partita. Il conte trafficò della mia generosità come del resto. Sua figlia piegò e consentì.
      - Che miscuglio di mostruosità è codesto lacchè di Ruitz! sclamò la principessa.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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