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      Mi rassegno a curarlo.
      - Gonzo fino alla punta delle dita! sclamò la principessa.
      - Peggio ancora: idiota. Il marchese, ormato dalla polizia, aveva trovato un asilo inviolabile a Castellamare. Mi vi appellò. Entrai nel suo salone. Aspettai, perchè il marchese riceveva una visita. Ero impaziente; avevo un fatale presentimento. Perchè? Quell'aria mi sembrava carica d'un doloroso magnetismo. Respiravo il dolore. Attesi quasi un'ora. Il marchese aveva dato ordine di non essere disturbato. Compresi finalmente il segreto di quest'ordine. La porta s'aprì. Una donna fittamente velata apparve sulla soglia. Il mio cuore battè. Volli alzarmi: mi sentii inchiodato al divano. Non mi videro. Dandosi un ultimo addio, la donna sollevò un poco il velo per baciare il marchese. Balzai in piedi: riconobbi Cecilia, mia moglie. Corsi loro incontro. Con una mano strappai il velo alla donna e la spinsi contro un mobile. Dall'altra afferrai il marchese pel collo. Una lotta s'impegnò: era dietro a strozzarlo, quando un domestico accorse e me lo tirò dagli artigli. Mi slanciai allora sull'altra; ma il marchese non me ne diede il tempo. Sottrattosi alle mie unghie, e' si precipitò nella sua camera.
      Udii il rumore d'un colpo di pistola, continuò Bruto, e sentii qualcosa stracciarmi la pelle del cranio. Udii un secondo colpo e sentii uno strazio all'orecchio ed alla guancia. Il domestico mi trascinò allora e mi rotolò per la scala. Volle forse risparmiare un omicidio al suo padrone. Fuggii. Ed eccomi qui.
      - E si fanno impunemente di tali cose a Napoli? sclamò la principessa di un'aria compunta.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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