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      S'intavolò un processo, che avanzò rapidamente sotto l'impulso della regina e di Emma Liona.
      Però, per quanto presto procedesse, gli avvenimenti correvano ancora più celeremente che le sentenze dei tribunali, e Napoleone emetteva dei decreti che volavano come quelli del destino. Il processo non era, adunque, ancora terminato, quando i Borboni furono di nuovo ricacciati in Sicilia, e Giuseppe da prima, poi Gioacchino vennero ad occupare la prefettura reale di Napoli.
      In questo frattempo il conte d'Altamura moriva e lasciava un figliuolo minorenne ed una vecchia vedova. Il processo si agghiadò. Ma il minorenne toccò l'età virile, divenne conte d'Altamura ed accelerò il processo, che si giudicava in ultima istanza e definitivamente quando il 1815 arrivò, Napoleone cadde, Murat fu fucilato, Ferdinando di Borbone ritornò di Sicilia ed il processo stava per essere deciso. Si consigliò al conte d'Altamura di prender per avvocato don Terenzio Siniscalchi, ben visto alla corte in quell'epoca e perciò temuto dalla ruota dei giudici.
      Il conte d'Altamura, avvegnacchè lo sprezzasse, impegnò l'avvocato, il quale in realtà aveva più ingegno che fortuna e più scienza legale che moralità. Il giuoco era pericoloso. Andare a scegliere, - lui murattista, - un avvocato del partito borbonico per un processo, di cui si faceva una specie di dichiarazione(22) di principii ed un affare di partito! Avvenne ciò che il conte d'Altamura avrebbe dovuto prevedere. Il marchese d'Atella comperò l'avvocato. La Partanna, seconda moglie del re, ordinò a don Terenzio di condursi bene.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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