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      - Un po' di pazienza. Una sera, a mezzanotte, avvenne una strana circostanza. Non so precisamente come ciò ebbe luogo, nè quale fu la causa di questo avvenimento. Vi ho già detto che don Crescenzio amava il sesso forte: vi era dunque una donna sotto cappa. Il fatto sta che don Crescenzio ci capitò in uno stato disperato. E' portava degli stivali ad imbuto, alla moda del tempo del Direttorio, larghissimi all'imboccatura. Codesti stivali, non so dove nè come, erano stati riempiti di bracie ardenti. Don Crescenzio era stato, in seguito, gettato alla strada, correndo, gridando, gemendo come un'anima del purgatorio.
      Allo strepito, una pattuglia notturna era accorsa.
      Chi va là?
      - Il fuoco! il fuoco! gridava don Crescenzio.
      La guardia si avvicinò. Il notaro gridava sempre, saltabeccando: al fuoco! al fuoco! Una spiegazione ha luogo alla fine. Si decide di cavargli quei disgraziati stivali. Era troppo tardi. Le gambe erano arrostite. Il chirurgo chiamato, temendo la cancrena, si apparecchiava a tagliargliele senza più. Il notaro s'oppose a questo accorciamento di mezza la sua persona, dando per ragione che non aveva già di troppo della persona intera, quantunque lo si chiamasse Crescenzio. La sua ostinazione fu fatale. La cancrena si dichiarò. Otto giorni dopo era morto.
      - Requiescat! gridò l'assemblea.
      L'ex-cameriere soggiunse:
      - Un brindisi alla sua entrata in paradiso.
      Si fe' ragione alla pia proposizione. Ed il conte riprese il suo racconto.
      Il notaio mi aveva trattato sempre da amico. Avanti di morire, volle provarmi che lo era realmente, proponendomi la direzione di quella casa di commercio, cui egli addimandava il suo studio.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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