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      Mi credetti allora in debito di chiedergli dei ragguagli più precisi. Seppi quindi, ciò che, del resto, io aveva presso a poco indovinato, che il notaro rappresentava una società, la quale aveva intrapresa l'opera umanitaria di livellare le ricchezze e faceva di tanto in tanto sparire i dissidenti che nuocevano sia ai membri, sia agli interessi della filantropica associazione.
      - Birbi, per dio, brontolò il carceriere in capo.
      Avendo preso esatta cognizione dello scopo, dei mezzi, del personale della società, io cominciai a darle un'ordinanza più amministrativa. Portai a ventisei il numero degli amministratori e dei consiglieri, aggiungendovi gli aspiranti, ed i soprannumerari e formai così un insieme di sessanta giustizieri. Poi intavolai delle trattative all'estero, onde stipulare dei trattati di libero commercio e con i cittadini indipendenti delle foreste della Sila, in Calabria, onde avere all'uopo un corpo di riserva per l'esecuzione degli statuti dell'ordine. Avendo organizzato i miei uffizi, mi diedi ad intraprendere delle operazioni in grande. Io divideva gli utili più equamente che certe banche e certe società autorizzate dalla legge. Poi, sulla mia metà, io pagava i premi d'incoraggiamento per le invenzioni, le scoperte, i miglioramenti. Senza questi premi, le belle arti non prosperano - vedete in Inghilterra! Sulla mia parte, altresì, io pagava gli sbirri, i commissari, il prefetto, il ministro di polizia e dava delle sovvenzioni ai magistrati. Tutta questa gente ha diritto a vivere, tanto più che due terzi almeno di costoro sono, o sono stati, del mestiere.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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