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      L'ambasciatore aggiungeva terminando, dopo aver dato lettura della nota, di cui riassumiamo il contenuto, che se il colonnello Colini non era messo in libertà, egli, l'ambasciatore, protesterebbe, in nome della Francia, contro ogni sorta di danno causato sì al fisico che al morale d'un cittadino francese, salvo le ulteriori determinazioni che verrebbero prese a Parigi.
      A questa nota, seguita da questa dichiarazione, si accoppiò il dispaccio dell'ambasciatore napoletano presso le Tuileries, che rendeva conto dell'eccitamento negli spiriti a Parigi per questo insulto del governo napoletano.
      Il generale Sebastiani era furioso. L'opposizione alla Camera preparava un'interpellanza sull'avvenimento, di cui la stampa faceva già una grave accusa contro il ministero. L'ambasciatore napoletano soggiungeva che la regina Amelia lo aveva consigliato di scrivere al re, di non provocare oltre misura un paese che non aveva rimesso ancora i fumi della rivoluzione, e che il ministro Sebastiani gli aveva dichiarato, extra-ufficialmente, che egli si crederebbe vilipeso come ministro e come soldato, se tollerasse che il colonnello Colini fosse insultato. Queste comunicazioni ebbero l'effetto del fulmine. Il re era idrofobo.
      All'indomani, il colonnello doveva comparire dinanzi i suoi giudici.
      Una parte di questi fatti, esagerati, passando di bocca in bocca, circolava già nella città. La emozione era grande. Questo conflitto colla Francia rialzava lo spirito dei liberali, che odiavano il governo dei Borboni.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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