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      - Portatemi dei sorbetti, disse la regina.
      Mentre Ruitz uscì, la regina andò al suo armadio, aprì alcune cassettine, cercò qualcosa, e ne tirò fuori... un braccialetto. Frugava ancora, quando Ruitz le presentò una guantiera. Sua Maestà prese un bicchiere e guardò.
      Era quella bibita deliziosa, color rubino, dall'odore di fior di pesca, che i Napoletani amano tanto.
      Questa bibita si chiamava allora, e si chiama ancora oggidì, acqua di amarena o amarasca. Ma, dopo l'avvenimento che raccontiamo, alla corte, nei saloni del gran mondo non fu addimandata altrimenti che il Sorbetto della Regina; ed una storia, sobillata sotto voce, commentava l'origine di questo battesimo.
      La freschezza, il profumo, il brio di quella bevanda facevano voluttuosamente dilatare le narici della regina, perocchè la sua respirazione divenne forte ed a balzi. Prese un bicchiere e si diresse verso il canapè, ove Ondina cogli occhi al cielo, nuotando nelle regioni dell'amore e dei sogni, restava assorta e quasi accasciata.
      - Figliuola mia, disse Sua Maestà, avrai un giorno de' più bei diamanti. Ma porta qualche volta questo braccialetto in memoria di me. Poi rinfrescati, devi aver caldo.
      E nel tempo stesso che presentava graziosamente ad Ondina il braccialetto ed il bicchiere col sorbetto, Sua Maestà prendeva sulla guantiera un bicchiere simile e della stessa bevanda, e lo vuotava con delizia e quasi d'un tratto.
      Ondina la ringraziò di una voce tenera e di un dolce sorriso. Passò il braccialetto al suo polso, dopo d'averlo baciato e bevve a sua volta, tutto ad un tratto come la regina, ma non con l'istessa voluttà.... Ella aveva meno caldo.


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Il sorbetto della regina
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1890 pagine 267

   





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