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      Gli zingari non mendicano mai. Essi prendono a mutuo; domandano un piccolo regalo; rubano; ma non stendono la mano alla limosina. Crederebbero mancarsi di rispetto: ànno un'industria!
      La vista di quella cosina - era una ragazza - colpì il dottore.
      Ella era assolutamente un embrione, tanto era segaligna e magra. Ma quell'embrione, sviluppato dalla natura che ne aveva gettato i rudimenti, poteva divenire sublime. Per il momento, non iscorgevasi che delle ossa(2) ammirabilmente organizzate; dei grandi occhi neri scintillanti come quelli di un serpente in collera; dei lunghi e castagnini capelli, che contornavano una fronte elevata e larga, a mo' di paralellogramma; una pelle che non era bruna, che non era pallida, ma che, animata da una circolazione meglio nutrita, poteva acquistare una tinta più chiara e trasparente di quella di una creola. Poi, una bocca grandicella, ma ben fessa ed armata di piccoli denti bianchi, acuti ed eguali; una vitina svelta, alta, soffice, pieghevole come un giovane pioppo. Insomma eran quivi i primi stami di una di quelle donne che, trasportate in una grande città ed in un mondo come Parigi e Londra, possono addiventare un flagello, una magia: che cominciano sempre per levarsi da Cleopatre avvegnachè finiscano talvolta in Maddalene.
      Il dottore gettò una moneta d'argento alla bambina e continuò il suo viaggio per l'escursione progettata. Ma, cosa bizzarra! quell'abbozzo di donna gli trottò per lo spirito tutto il dì.
      Si fermò di un tratto.
      Non era però il magnifico orizzonte che si spiegava innanzi ai suoi occhi che lo arrestava.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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