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      Il dì seguente, lo zio Tob consegnava la fanciulla pel prezzo sopradetto, accettato dal dottore.
      Infrattanto, il mercato conchiuso, il dottore faceva rivenire l'albergatore e gli comandava da cena per due.
      - Io mi tedio a cenar solo e non mangio - diss'egli. A chi potrei indirizzarmi in città per averlo a conviva?
      - Ah! - rispose l'albergatore - se vostra eccellenza ama il buon vino, noi abbiam qui il capitano della gendarmeria...
      - Non vo' birri alla mia mensa, gnoccolone! - interruppe il dottore, conoscendo i polli di casa Borbone.
      - Vi sarebbe inoltre l'arciprete.
      - Io sono protestante.
      - In questo caso, che vi sembra del medico?...
      - Son medico anch'io. Ci arrovelleremmo prima di dar mano agli hors-d'oeuvres.
      - Allora, eccellenza, io non so mica più... perchè il sotto-intendente non verrebbe.
      - Nè io il voglio, perdio.
      - Il suo segretario fa la corte alla moglie di lui, e non si scomoderebbe neppure pel re. Il sindaco à la gotta... Ah! un'idea.
      - Dite pure.
      - Vostra eccellenza gradirebbe ella un messere che mangia molto, ma molto?
      - S'e' mi piacesse, per fermo.
      - Ebbene, il cancelliere comunale è la perla delle tavole. E' non mangia mica sovente, il galantuomo, perchè è povero.
      - Perchè è desso povero?
      L'albergatore restò allampanato alla dimanda. E' sbirciò il dottore con attenzione, poi soggiunse:
      - Cazzica! perchè è povero? Da prima perchè non guadagna abbastanza. In seguito perchè à una famiglia numerosissima. Infine, eccellenza, perchè giuoca alla lotteria quel po' di ben di Dio cui guadagna.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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