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      Regina ebbe un successo di voga nel mondo: fu alla moda, fu la lionne della stagione. Gli amorazzi, gli amoretti, le seduzioni, le tentazioni, le dimande in matrimonio piovvero a catinelle.
      Il dottore restò saldo.
      Regina però aveva indovinato lo scopo del suo allevatore, e con una certa leggerezza calcolata, gaissima d'altronde, glie lo aveva sviluppato un giorno in cui il suo pseudozio mostravasi un pochino più espansivo del consueto. Ella faceva vista, pertanto, di accomodarsi con docilità alla condotta del suo cornac - lo chiamava di questo nome - si lasciò pilotare, e si promise di giungere al porto con lui, combinando le sue proprie aspirazioni con i calcoli del suo exploiteur.
      Il conte di Nubo credè avere alla fine trovato il suo desideratum nella persona di Alberto Dehal, il banchiere svedese. Egli analizzò la fortuna del giovane alla lente d'ingrandimento, per suo proprio conto. In seguito, scoprì che Alberto, oltre i milioni, possedeva uno spirito meditativo, poetico, un po' vaneggiatore, ma colto e fino, un aspetto distintissimo, ed amava Regina alla follia. Con delle condizioni simili, il matrimonio fu subito abborracciato.
      Quando tutto fu definitivamente stabilito, il dottore significò il suo piano alla fidanzata.
      Regina si sentì profondamente ferita dai procedimenti del conte. Si tacque nonpertanto. Fece anzi sembiante di annuire. Però, nel suo foro interno giurò di liberarsi a proposito.
      Noi abbiam già visto ch'ella non vi mancò. E sappiamo ch'ella corre adesso sulla strada d'Inghilterra - non per le messaggerie, ove il dottore avrebbe potuto farla arrestare per telegrafo e dove si sarebbe trovata mista ad un mondo eccessivamente importuno nella sua situazione, ma in una bella sedia da posta, mollemente cullata nelle nuvole d'oro dell'amore.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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