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      Sergio erasi fatto precedere da un corriere per preparargli i cavalli da rilievo.
     
      All'ora stessa, il dottore di Nubo, il quale aveva ripreso tutta la sua calma e si era rassegnato, leggeva al club la lettera di madama Augusta Thibault. E poco dopo, recavasi da lei.
     
     
     
      VI.
     
      Le consolazioni che non consolano.
     
      La bella vedova giaceva distesa sur una dormeuse, nel suo boudoir, in négligé di mattino, quantunque fossero già le 9 della sera. Ella aveva interdetto la sua porta a tutt'i suoi amici ed aspettava il dottore con impazienza.
      Di Nubo tamburinò carezzevolmente sulle belle guance della cameriera che gli aprì la porta del salone e le fe' segno di ritirarsi. E' penetrò in seguito nel boudoir, e baciò la sua amica.
      - Ebbene, ch'avete voi dunque, bella incantatrice? - dimandò egli. Un novello accidente di maternità contrariata, eh?
      - Dottore - disse Augusta con umore - io non ò il capo a scherzi quest'oggi. Abbiatevelo per detto.
      - Benissimo - replicò il dottore - E' non si tratta mica dunque della fine di un imprudente oblio, di un...
      - Basta, via...
      - Allora, si tratterebbe egli forse di un principio di....
      - Ah! voi siete incorreggibile.
      - A meraviglia. Non abbiam dunque nè un principio, nè una fine. Tastiamo altra cosa.
      - Fatela finita, su! Io sono ammalata.
      - Oh! Io vorrei bene veder codesto, veh! che voi disponghiate del vostro corpo per una così villana bisogna - la malattia!
      - Ciò è, pertanto.
      - In questo caso... quanto codesto vi rende? - domandò il dottore sorridendo.
      - Voi mi seccate. Andate pur via.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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