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      - Eh, Dio mio! l'è la storia di chicchessia - sclamò Regina sospirando - l'è la storia della donna e del matrimonio. Perchè me ne lagnerei, io?
      - E chi dice che tu te ne lagni? Io constato la situazione del tuo spirito.
      - Ebbene. Quando ciò fosse? Io avrei torto: ecco tutto.
      - Ma, è fuori dubbio che tu ài torto. Il realizzamento di queste visioni non può esser permesso che alle donzelle dell'Opera... o alle mogli dei milionarii. La moglie di uno scrittore deve fare i conti con la sua cuoca - quando ne à una - andare al mercato, portare delle toilettes modeste, e mettere da banda un po' di gruzzolo per i giorni di non lavoro, par i figliuoli - che capitano checchè si faccia per evitarli. Che sono, al postutto, tutte codeste follie della vita elegante? Tu le conosci pure. Tu le ài gustate, tu le ài divise con le duchesse e con le ambasciatrici. Quantunque un ex-zingara, tu devi esserne sazia, stufa. N'è vero, figliuola mia?
      - Mica poi tanto! - sclamò Regina, sospirando.
      - E tu ài torto. Tuo marito vive nobilmente della sua penna - lo riconosco, avvegnachè non l'ami. Ma il tempo della penna è passato. La Francia muore d'un ingorgamento di lettere. Mr. Guizot vi metterà ordine - e farà bene. Meno scienziati, e più sensali e agenti di cambio! Tu mi costavi dodici mila franchi l'anno. Adesso...
      - Non ve ne costerò che sei mila... - susurrò Regina, carezzante.
      - Mille grazie. Io mi riformo. Metto poste alla cassa di risparmio, per la vecchiaia - come le cuciniere. Chi sa che può avvenire? Prendi dunque il bruno del passato, e rassegnati.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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