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      - Io mi tedio a perirne.
      - La gloria non ti basta, dunque, eh!
      - La gloria è del sesso femminile, dottore. E poi, dessa è a mio marito.
      - Non vi siete voi dunque mica maritati col regime della comunità? Egli ti celebra pertanto, nei suoi romanzi.
      - Ebbene, sì. Egli mi à ultimamente collocata in un soffitto. La sua Regina è bella... ma abita il sesto piano sul mezzanino. Io l'avrei preferita in un palazzo. Mi capite?
      - Il sesto piano è l'olimpo dell'amor vero. Non l'abita chi vuole.
      - Si ama benissimo anche al primo piano, m'immagino.
      - Ami tu tuo marito?
      - Che domanda! l'avrei sposato senza ciò?
      - Un milione di gaudi, allora. Un tugurio... ed il suo cuore!...
      - E poichè vi siete, soggiungete: e sessanta mila lire di rendita!
      - Io conoscevo un certo Svedese che ne possedeva trecento mila.
      - Codesto, è storia antica... passiamo.
      - Ne conosco che ne ànno cinquecento mila.
      - Codesto è un sospiro di vedova... passiamo ancora.
      - Vi auguro il buon giorno, signora contessa Sergio di Linsac.
      - Quando verrete voi a pranzo da me - a pique-nique, bene inteso!
      - Non ne so nulla. Non ne ò il tempo. Gl'inviti mi soffocano.
      - Mettetevi al regime omiopatico.
      - Io sono allopatico, carina - e non appostato - quantunque ciò sia alla moda. A proposito, se incontrate per avventura la gitanella in questione, ditele, che vi è per lei da Delille una veste e certi pizzi. Che vada a reclamarli. Inoltre, ditele che io vado al ballo dell'ambasciata d'Austria il 10 corrente, e che quella sera lì, io resterò in casa fino alle 11 pomeridiane, aspettando una vettura che venga a prendermi.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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