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      Questi, appreso oramai che roba fosse il loro primo, volevano corrergli dietro, perchè il brigante fuggiva come un lepre. Alberto li ritenne, supplicandoli di lasciarlo andar via tranquillo.
      - "Vuolsi far scandalo per assassinar l'onor di una dama, - diss'egli con voce soffocata. Non l'avete udito? desidera un processo in polizia correzionale?
      - Il signor Dehal è dunque gravemente ferito? chiese Regina con inesprimibile ansietà.
      - Sì, signora. Ed io trovomi qui per codesto.
      - Parlate, signore, che volete da me?
      - Innanzi tutto, signora, il silenzio il più assoluto su tutto questo avvenimento. Sergio deve ignorarlo...
      Il signor di Linsac aprì la porta dell'atelier, si fe' avanti ed obiettò:
      - E perchè dunque debbo io ignorarlo, Marco?
      Marco di Beauvois si avvicinò al suo amico e gli tese la mano senza aggiunger verbo.
      - Marco, riprese Sergio, mia moglie come la moglie di Cesare, è al disopra della calunnia.
      E dicendo ciò, prese Regina fra le sue braccia, e senza avvertir forse ch'egli aveva un resto di sigaretto acceso nella bocca, la baciò.
      Ella gettò un piccolo grido.
      Sergio le aveva bruciato il labbro.
      - Voi venivate qui per qualcosa, Marco - soggiunse Sergio, dopo aver dimandato scusa a sua moglie di averla scottata.
      - Sì - rispose il giovane - Alberto Dehal è sul punto di morire. Egli vorrebbe vedere per l'ultima volta colei che gli fu fidanzata, e cui, duolmi ripeterlo, egli ama ancora....
      - Io non andrò! gridò Regina con impeto.
      - Tu andrai, cara, rispose Sergio. Se io non fossi ammalato, ti accompagnerei io stesso in casa Dehal.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





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